Per strada c'è silenzio, la nebbia avvolge i palazzi. Lo zirlo del tordo annuncia un passo abbondante. Esco dalla città, non vedo nessuno. Ottobre profuma di bosco. Ancora dorme. La ricordavo più larga questa strada, la vegetazione ha preteso dominio. I rovi non li domi, sono prepotenti. Le luci del fuoristrada, come lame, rompono il buio, sul selciato un pettirosso spaesato. Ha affrontato un lungo viaggio, ora esausto si riposa prima di dileguarsi tra i rovi. Pochi chilometri ancora da percorrere, alla mia destra la grande radura. La nebbia mi disorienta, sembra aver cancellato ogni riferimento. Il grosso albero non lascia dubbi, il sentiero è vicino. Tra due grandi lecci una piazzola. Sosto qui. Zaino in spalla, mi avventuro nel bosco,mentre una fioca luce sembra timidamente farsi strada tra milioni di gocce sospese. Adoro camminare nel silenzio del bosco, ne ascolto l'essenza, assaporo i profumi. A piccoli passi il giorno si fa strada, ho percorso due chilometri. Un grosso castagno,vetusto, imponente. Mi sdraio ai suoi piedi. Qualche riccio è già caduto. Raccolgo rami secchi, la nebbia gli ha resi fradici, come muschio. Sfodero il coltello e sfibro i piccoli rami. Nello zaino la fedele ascia. Accendo un fuoco, la rugiada e la nebbia rendono ardua l'impresa. Preparo il caffè, resto a pensare. Fisso la moka, borbotta. Verso il caffè, il profumo si diffonde. Volgo lo sguardo al cielo,un po di blu si intravede, mentre la nebbia, a poco a poco si dirada. Il caffè caldo ristora il mio corpo. Le mani sulla nuca, fisso il cielo. Il crepitio del fuoco. E' ora di cercare del materiale per la fotografia, di spunti paesaggistici certo non mancano. Mi addentro tra le valli, le conosco da una vita e rivederle risveglia in me primordiali emozioni. Come se, le mie vite, si intrecciassero con le loro. Dalla notte dei tempi. Torno al vecchio castagno. In montagna le valli, rubano gli ultimi raggi di sole. La giornata si conclude in fretta. In una fessura tra la roccia, in una piccola depressione carsica, avevo nascosto la mia tenda. Pulisco il terreno e la monto con cura. La luce si spegne e la notte pretende la scena. Tutto intorno versi, rumori e il fruscio del vento tra le fronde. All'ingresso della piccola dimora accendo un fuoco, non esito ad avvicinarmi, la temperatura è calata considerevolmente. Nel mio zaino un pezzo di carne, lo divido sapientemente, e con estrema cura e dedizione lo dono alla brace. Su piccoli stecchi, recuperati nel bosco la carne cuoce ed io pazientemente attendo. Nella valle echeggia l'ululato del lupo, sono sempre più numerosi. Non so ancora se temerli o meno. Gusto la mia cena, dal sapore di tempi andati. Resto a riflettere, analizzo la mia vita. Del rhum conclude la serata, un ultimo sguardo al cielo, le stelle sono infinite. di Antonio Calvano
