Dopo gli "assassini mafiosi" dell'oasi di Spinea arrivano i seviziatori di cornacchie

Sono passati solo un paio di mesi da quando l’Italia intera si indignò per la strage di animali all’oasi di Spinea (VE), ipotizzando delitti di stampo mafioso e messe nere in onore a satana ed oggi, in questo caldo agosto, siamo alle solite, stavolta con i “seviziatori” di cornacchie grigie. In quell’occasione fummo i primi ad avanzare l’ipotesi volpe e non opera umana (qui l’articolo). Concludemmo il nostro messaggio invitando i cittadini a rivolgersi in casi di questo genere a chi la natura la conosce e la vive come ad esempio gli agricoltori, i cacciatori ed i pescatori prima di accusare i propri simili, avviare indagini di ogni tipo (spendendo soldi dei cittadini) e per ultimo, ma non di poco conto, evitare figuracce da manuale. Evidentemente non siamo stati ascoltati ed oggi appare sui quotidiani della zona della provincia di Venezia l’ennesima “notiziona” agostana con tanto di indignazione del sindaco del paese nei confronti di questi criminali, nonché avvii di attività investigative da parte delle autorità (che ripetiamo, costano e distolgono l’attenzione da fatti ben più gravi).

Vi raccontiamo molto brevemente la storia (che potete leggere per completo sulla foto a corredo di questo articolo): a Martellago, un comune della Provincia di Venezia, esiste uno dei tanti luoghi belli strappati alla natura selvaggia e dato in pasto ai cittadini come parco urbano per scorrazzare in mezzo all’erba e fare jogging. Ci sono dei laghetti dove si può pescare (unica attività rurale rimasta) in maniera “no-kill” e quindi sono molti i ragazzi che si passano qualche giornata con la canna da pesca. Come capita in questi luoghi di pesca, succede che i pescatori meno esperti lancino la lenza in maniera sbadata tra rovi o, se ci sono, i fili dell’alta tensione. Essendo luogo frequentato da molti cittadini d’appartamento, non sfugge qualche giorno fa che in mezzo ad uno di questi laghi, a 15-20 metri di altezza, penzola una cornacchia grigia morta, appesa ad un filo da pesca. Si grida allo scandola, si avvertono le forze dell’ordine, lo viene a sapere pure il sindaco, ed i giornalisti. Oggi leggiamo la notizia: “animale torturato e lanciato sui fili della linea ad alta tensione”. Il Sindaco dichiara che “non ci sono parole per descrivere un atto così assurdo”. Ovviamente, come per gli animali uccisi dalla volpe all’oasi di Spinea, questi ritrovamenti “anomali” di uccelli morti fanno ipotizzare anche a sette e riti satanici. Le associazioni animaliste, sempre interpellate come grandissime esperte in questi casi, non mancano di dare la colpa agli agricoltori che hanno l’abitudine di appendere cornacchie morte per far paura alle cornacchie vive. Gli animalisti della Lav addirittura affermano che la cornacchia grigia è specie protetta (tant’è che la si caccia pure dal primo di settembre visti i danni che provoca). Lo sappiamo che è difficile trattenersi dal ridere di fronte a queste ipotesi ma dobbiamo ritornare subito seri perché noi rurali abbiamo il grande compito di riportare alla ragione chi non conosce minimamente come funziona la natura, i suoi meccanismi e chi la vive; guai non lo facessimo, condanneremmo le future generazione ad una esistenza priva delle basi fondamentali della vita stessa. In questa faccenda, nessuno ha pensato, come avevamo consigliato, di rivolgersi al primo contadino della zona od al primo pescatore che incontrava in quel lago; forse gli si sarebbe aperto un mondo sconosciuto, quello appunto della natura e dei sui meccanismi. I corvi sono tra gli uccelli più schivi e diffidenti al mondo. Volano a centinaia di metri di altezza tanto che risulta difficile prenderli perfino con un fucile. Chi può allora aver preso una cornacchia viva per poi seviziarla ed andarla ad appendere in mezzo un lago, sui fili dell’alta tensione, posti a molti metri dall’acqua? …ma a nessuno è venuto in mente che potrebbe essersi semplicemente impigliata in una lenza di un pescatore? Per forza dobbiamo trovare il colpevole umano a tutti i costi? …che forse le associazioni animaliste se non c’è un colpevole umano non avrebbero neanche senso di esistere? Detto questo, è molto triste invece che alla sera, proprio in quell’oasi, si vedano rientrare migliaia (forse decine di migliaia) di corvidi che, noi rurali lo sappiamo bene, sono un grosso problema per l’ambiente e per gli animali che lo abitano visto che predano le uova di altri uccelli.

Ritornate alla natura, oppure cercate di avvicinarla ascoltando chi la natura la vive; quando capiteranno fatti analoghi nessuno vi potrà più raccontare la storia dell’orso, o della cornacchia come in questo caso.

Filosofiarurale.it

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