Filosofia dello spirito, filosofia del fare

La filosofia dello spirito, o filosofia dell'Io è basata sul concetto di autocoscienza. Partendo dai presupposti di Schelling, l’autocoscienza non è intesa quale soggettività pura contrapposta ad un non-Io interno ed insito nell’Io assoluto ma una sintesi di due attività dialetticamente opposte.

L’oggetto in tal senso è prodotto da un’attività limitata, opposta al soggetto ed operante inconsciamente che pone l’oggetto in una visione esterna e distaccata dal soggetto. L’autocoscienza però produce anche un’attività illimitata, arrivando a comprendere, tramite coscienza, che il limite dell’oggetto è un prodotto inconsapevole dell’Io.

Le due attività dialetticamente opposte producono la realtà dell’oggetto e, oltrepassando il limite rappresentato dall’oggetto stesso, viene prodotta anche un’attività ideale ricomprendendola quale prodotto dell’Io. Hegel parte proprio dalla coscienza per identificare la fenomenologia che eleva lo spirito dell’uomo da semplice fino al sapere assoluto, ossia lo spirito che sa e conosce se stesso. Lo stesso Hegel identifica in antropologia, fenomenologia e psicologia le tre parti che compongono il nostro spirito soggettivo.

A noi interessa in questo momento indagare circa l’esplorazione dei fenomeni che si presentano nell’esperienza conscia quale mezzo fondamentale, secondo Hegel e Schelling, per cogliere quel che viene definito lo spirito assoluto che si cela nel fenomeno. Più è sottile la linea che separa le due attività dialetticamente opposte, più è possibile cogliere il sapere assoluto che è conoscenza di se stessi.

Fenomeno, natura e conscio rappresentano quindi le chiavi per accedere ai segreti dello spirito assoluto e le attività rurali, la manualità, l’esserci dentro, hanno il potere di assottigliare quella linea invisibile che separa conscio da inconscio, oggetto da soggetto, reale da ideale.

Più siamo addentro ai fenomeni della natura, più si apre la porta che accede alle inesplorate stanze dello spirito assoluto.

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