L'etica dei manganelli

Riportiamo in bell’articolo di Filippo Facci su Libero di condanna al terrorismo animalista (lo trovate anche qui).

Quel che dice Facci è tutto corretto: è una pagina di condanna senza se e senza ma all’agire vegan-animalista in cui si fa riferimento anche alle ultime vicende che hanno visto il giornalista Cruciani de “La Zanzara”, picchiato da un manipolo di estremisti animalisti.

Bene fa il Facci a condannare queste azioni, ottimo sia nei contenuti che nei toni usati nell’articolo; non siamo però d’accordo sul fatto che non si tratti, comunque, di uno scontro etico.

E’ pur vero, e ne siamo sempre stati convinti, che la causa animalista incalzante negli ultimi anni e condotta spesso con metodi terroristici, sia dovuta ad una carenza di valori ed ideologiche battaglia che un tempo infiammavano anime e cuori ed i cui moventi sembravano agitati da valori universali.

L’uomo ha bisogno di sentirsi qualcuno e soprattutto in questa società deve sentirsi più “Io”, non importa con quale causa, importa essere convinti che quel che si sta facendo sia unico, rivoluzionario, di nicchia, lontano dalle battaglie che conducevano i nostri padri ed i nostri nonni. Per quanto controversa e ridicola possa essere la causa che si sta cavalcando, alla fine si finisce per credere sia la unica per la quale vale la pena morire.

Ci rendiamo conto anche di un paio di punti fondamentali: il primo è che siamo tutti d’accordi sul fatto che parlarne, oltre a rendere pubblicità a queste persone, che in fin dei conti è la principale questione psicologica che li unisce e li infervora perché li fa sentire qualcuno, non rende onore neppure a noi, uomini di buon senso, se solo pensiamo a quali gravi problemi planetari sta attraversando l’uomo in questo momento. La seconda è che ci rendiamo conto che il tentativo di minimizzare il problema, ironizzandoci su oppure come nel caso dell’articolo, pensare che tutto ciò non riguardi l’etica, è un grave errore che stiamo commettendo; innanzitutto perché il loro padre fondatore, degli animalisti intendiamo, è il filosofo Peter Singer, considerato il più influente a livello mondiale, guardacaso proprio nella branca dell’etica.

Dobbiamo purtroppo parlarne sotto tutti i punti di vista e pensiamo che quello fondamentale sia proprio il campo della filosofia etica. Siamo stati messi in guardia qualche anno fa da uno dei sociologi mondiali più affermati, Peter Staudenmaier, sul rischio che un ritorno alla causa animalista faccia riaffiorare ideologie contrarie all’uomo come quella nazista (qui il Saggio di Staudenmaier).

E’ proprio dalle azioni di costoro che se ne traggono conclusioni agghiaccianti delle quali non possiamo, non dobbiamo, non tenerne conto…pensiamo all’irruzione degli animalisti nel laboratorio di farmacologia di Milano di qualche anno fa: per liberare una decina di topi ed un coniglio sono stati distrutti anni di ricerca nelle cure mediche per l’uomo. A tal proposito ricordiamo che nella sola città di Milano ogni anno si derattizzano 2 milioni di topi ma nessuno ha mai piantato alcuna causa per salvarli. Ciò significa che l’azione non va nella direzione di una salvezza animale, anche se ha la parvenza di esserlo mascherandosi di buonismo, pace e pietà, ma piuttosto colpisce l’uomo, è una ideologia contro l’uomo.

I filosofi che alimentano la filosofia animalista ne hanno fatto delle questioni etiche e tra tutte le questioni etiche che hanno coinvolto l’uomo, pensiamo che questa sia una delle peggiori. Innanzitutto perché si manifesta attraverso una violenza che vuole imporre le proprie idee, quindi con delle costrizioni non solo psicologiche ma anche fisiche. Ci viene da pensare che i primi specisti siano proprio gli animalisti perché se considerassero tutte le specie viventi sullo stesso piano di valori ed eticità, non userebbero violenza nei confronti dei loro simili. In secondo luogo perché mai come in questo momento l’uomo aveva condannato la sua stessa esistenza, mai aveva messo in dubbio che gli esseri viventi del pianeta terra fossero sbagliati nel loro esserci così, ed in questo modo.

L’uomo non si accetta più per quel che è e ciò che risulta ancor più traumatico, vedi la recente introduzione sul mercato delle diete vegane anche per i cani ed i gatti, non accetta neanche che animali indubbiamente ed irreversibilmente carnivori, come appunto il gatto, lo siano. L’uomo non accetta più che la vita si nutra di altra vita. Egli sta cancellando tutto quello che ricorda la morte ed i cicli della natura, ne modifica l’immagine e la visione a suo piacimento e fantasia, si impone scelte quasi a volersi sostituire a dio, puntando ad un’eternità autoreferenziale che lo condurrà invece all’autodistruzione. Una trasformazione di comportamenti umani e biologici che hanno implicazioni notevoli sulla visione dell’esistenza in generale. Se non è etica questa…..

Filosofiarurale.it

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