Perchè gli animalisti ce l’hanno con tutti?

Nel variegato mondo animalista, se non sei un vero rivoluzionario non sei nessuno, ed a volte non basta. Dipende da come lo fai il rivoluzionario, se compi gesti eclatanti tali da avere l’”onore” di finire sulla stampa nazionale, se riesci a colpire una categoria di persone e lasciare il segno, se riesci a scioccare e stupire, indignare e svergognare. Ecco che nell’immaginario del vero animalista deve profilarsi l’immagine che tutto ciò che compie la natura (esclusa quella umana) è buono; attenzione, non abbiamo detto “perfetto”, che già nella sua accezione più filosofica del termine potrebbe significare “giusto così com’è”, il che vorrebbe dire l’aver capito un qualcosa in più di questa esistenza, ma “buono”, cioè contrapposto ad un cattivo. Il cattivo è tutto ciò che non è animalista: il resto del mondo umano.

Il paradosso in tal caso è chiaro ed evidente: esiste un buono, la natura, ed un cattivo, l’uomo non animalista. In qualsiasi ideologia che si rispetti e che sia degna di essere seguita, il cattivo dovrebbe protendere al buono, cioè alla natura. Non è così per l’animalismo, anzi, la natura, con i suoi tremendi atti di predazione, di assenza di compassione eccetto quell’istinto che lega i cuccioli alla madre (ed a volte neppure quello), di ingiustizia, di morte e sangue, dev’essere imitata dall’uomo il meno possibile, va proprio evitata in tutte le sue forme.

Il cattivo non deve tendere al buono, ecco il paradosso! L’ideologia animalista si esaurisce all’interno di se stessa e va a colpire quelli che avvicinano ed imitano di più la natura. I principali cattivi da combattere sono quindi gli allevatori ed i contadini in generale che allevano animali perché ci vivono a contatto e li conoscono, i cacciatori ed i pescatori perché imitano l’atto predatorio, i circensi perché si occupano amorevolmente di animali e li fanno conoscere a chi non avrebbe mai la possibilità di vederli e capirli, a chi, per imposizione naturale e biologica, si ciba anche di carne, contro i ricercatori medico scientifici che impiegano la sperimentazione animale che salva vite di uomini-non animalisti. Nel contempo ci sono cani, gatti randagi, nutrie ed altri animali da salvare e da strappare alla buona natura e da trasformare lentamente ad immagine e somiglianza del cattivo, l’uomo….ma non un uomo qualsiasi, quello animalista, quello che vorrebbe umanizzare la natura stessa, stravolgendo ciò che già paradossalmente considera buono.

In questo bailamme di sentimenti contrapposti, nel bisogno di imporre le idee ed esigenze di visibilità che attirino l’attenzione nei confronti di una ideologia così chiaramente paradossale ed anti-naturale, l’animalista deve prendersela per forza di cose con il resto del mondo umano che non la pensa come lui, cioè deve prendersela con la nostra natura stessa.

Filosofiarurale.it

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