...ma che bella vita di merda!

Riflettevo l’altro giorno sulla qualità della vita dell’uomo occidentale in generale. Riflettevo ovviamente circa la mia di vita, che non è poi diversa da quella di un italiano medio, di età media, con un lavoro medio e quindi con un tenore di vita esattamente nella media. Tralasciando il fatto, non di poco conto, che abito in un grande città piena di comodità, che ho un lavoro (dura di questi tempi), che non ho al momento problemi di salute (mi tocco), che ho una famiglia e dei figli che stanno bene, cose queste che già dovrebbero far fare i salti di gioia a chiunque, non ho potuto fare a meno di riflettere in generale circa appunto l’esistenza ed il modo di esistere, qui, ora, in questo momento ed ho scoperto che pur in assenza di problemi, nella migliore delle ipotesi, cioè la mia, conduciamo indissolubilmente un’esistenza di merda, dalla nascita alla morte. Ecco il perché…

…salto il periodo dei problemi infantili e di quelli adolescenziali, anni travagliati dagli impegni scolastici che occupano gran parte del tempo e dei pensieri, con i primi amori, le prime folli avventure con gli amici e tutti i soliti contorni che sono praticamente le cose che fanno tutti ed approdo ad oggi, buttando una rapida occhiata al passato. Mi sveglio alle 7 di mattina da 25 anni per recarmi all’interno di un ufficio, per rimanerci fino alle 7 di sera; libero il fine settimana, passeggiata al parco, gita fuori porta, raramente cena al ristorante. Riprendo il lunedì con le solite cose. Faccio questa vita, cioè quella della maggior parte degli italiani, perché devo mantenere me, la mia famiglia e soprattutto lo stato (sull’ultimo tralascio i commenti e stendo un velo pietoso). Detratte queste spese, rimangono pochi spiccioli che si impegnano solitamente in una vacanza di una settimana (i più fortunati due) in un luogo il più possibile lontano da quello di residenza. Perché il più lontano e strano possibile? Perché quando torno devo far vedere agli amici che sono stato in quel posto, che mi sono rilassato, che ero felicissimo anche se mi sono rotto profondamente i coglioni….e riprendo la vita di prima, per un altro anno, con i soliti problemi (che abbiamo visto non esserci per il momento). Ma è veramente questa la migliore delle vite possibili? E’ questa la vita che rende felice e sereno un uomo? L’auto potente da esibire? I vestiti alla moda? La settimana di vacanza usata solitamente per apparire? Mi sovviene allora il nonno che abitava in campagna: faticava a mantenere la famiglia con il suo piccolo appezzamento di terra ma le sue giornate, i suoi anni trascorsi al ritmo delle stagioni non erano mai uguali. Il nonno sì che era sereno, lo si vedeva, non si lamentava mai. La vita di mio nonno che secondo i canoni di questa società non possedeva nulla, in realtà era ricca di tutto quel che serve ad un uomo, era la vita che gli permetteva di avere se stesso. E’ troppo tardi ora per fare la vita del nonno, ma se rinasco un’altra volta…..

Luca - Torino

 

 

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