L'ambientalismo rurale

Il 12 ottobre 2012, nell’Aula Magna di Agraria dell’Università di Milano, durante il convegno “Dall’agricoltura le risorse per salvare l’economia”, è stato esposto il concetto di “Ambientalismo rurale”. Quando parliamo della funzione importante della cultura rurale non intendiamo insegnare un ritorno al passato, ma anzi fare un balzo in avanti nel futuro. Imparare da ciò che è stato, dagli errori che stiamo oggi commettendo affinché l’uomo di domani si approcci in maniera diversa con la terra e la natura. Questo è per noi un nuovo modello di ambientalismo, quello che abbiamo definito appunto l’ambientalismo rurale, dove l’attore principale, cioè chi deve essere ascoltato per primo sulle questioni ambientali, anche e soprattutto dalle nostre Istituzioni, sia chi vive con e per la terra e non come spesso accade oggi, ne sia completamente avulso.

Qui sotto l’intervento di Massimo Zaratin – Associazione per la Difesa e la Promozione della Cultura Rurale - Onlus

La Cultura Rurale per un nuovo modello di Ambientalismo

Milano, 12 ottobre 2012

L’Associazione per la difesa e la promozione della Cultura Rurale – Onlus è un’associazione culturale nata un paio di anni fa, composta da rappresentanti di tutte le categorie portatrici della ruralità.

Ad essa aderiscono agricoltori, allevatori a scopo professionale, amatoriale ed ornamentale, cacciatori, pescatori a scopo professionale e sportivo, rappresentanti del mondo ambientalista propositivo e non integralista, esponenti della cultura, dell’informazione, dello spettacolo, esponenti dell’economia e della scienza.

Le attività portatrici della Cultura Rurale rappresentano in Italia milioni di persone che lavorano, producono reddito, pagano le tasse, creano occupazione, tramandano di generazione in generazione tutti i valori che affondano le loro radici nella Cultura Rurale, che è parte fondamentale della nostra storia e delle nostre tradizioni.

Le forze che rappresentano la ruralità italiana negli ultimi anni si sono sentite minacciate da un modello di ambientalismo e da uno stile di vita nato nelle città. Con il distacco dalla natura e l’abbandono delle campagne (troppe volte purtroppo per lasciare spazio a nuovo asfalto e cemento), della vita semplice, genuina e naturale delle comunità rurali, l’uomo ha improntato la sua vita frenetica verso altri modelli di riferimento. In questo ambiente abbiamo prodotto generazioni di figli sempre più avulse dalla realtà naturale, che spesso non conoscono i delicati equilibri della natura e l’amore con il quale l’uomo di campagna cerca di mantenerli nei secoli.

Noi siamo convinti che per uno sviluppo ecosostenibile dell’agricoltura e delle attività rurali ad essa correlate serva un modello di ambientalismo che cammini di pari passo con i valori ed i principi che da sempre hanno sostenuto le attività dell’uomo e che soprattutto non si lasci travolgere da ideologie integraliste improntate sull’animalismo ma che piuttosto fondi le sue ragioni sull’”etica delle responsabilità”. L’ambientalismo italiano è nato nelle città, non nelle campagne, ed è per questo che su certi argomenti sembra non esserci dialogo; si pensi solo al dibattito attuale sulla cosiddetta “questione animale”. Crediamo che un modello di ambientalismo ragionevole, scevro dai pregiudizi ideologici che oggi lo stanno soffocando, sia possibile. Un modello di ambientalismo su stile americano ove, non dimentichiamolo, le associazioni ambientaliste più rappresentative sono formate proprio dai primi interessati alle questioni della terra, ovverosia gli agricoltori, gli allevatori, i cacciatori, i pescatori, i fruitore della natura in generale.

Oggi parliamo in particolare dei prodotti tipici agroalimentari che contraddistinguono l’Italia in tutto il mondo. Ebbene, i nostri prodotti tipici, siano essi di derivazione animale che vegetale, sono unici al mondo proprio grazie alle amorevoli cure che l’uomo ha riservato alla sua terra. E’ impensabile che si producano tali eccellenze senza fare del giusto, ragionevole ed efficace ambientalismo a salvaguardia della natura e dei frutti che essa ci offre.

La ruralità italiana ha però anche un’altra importante sfida da compiere. In essa sono racchiusi i segreti di un rapporto uomo-natura essenziale per la formazione dell’uomo e dei suoi più sani principi. Dobbiamo trasmettere questi valori alle future generazioni affinché siano d’esempio per uno stile di vita che ristabilisca il giusto equilibrio tra l’essere e l’apparire, ora molto sbilanciato sul secondo stato. La sfida non può che estendersi a livello culturale, all’interno delle scuole, insegnando ai nostri figli ciò che i nostri padri ci hanno tramandato. Ricordo un recente sondaggio effettuato in una scuola elementare ove gli alunni, la maggior parte, non sapeva che la fettina che si ritrovava sul piatto proveniva da un animale vero in carne ed ossa ma la credevano fabbricata all’interno del supermercato. Questo non è rispetto per gli animali, per l’ambiente e per gli uomini che li allevano. Sapere cosa mangiamo, il tipo di animale, come viene allevato e la cultura che sta alle spalle di questo duro lavoro significa rispetto per quell’animale e quindi per l’ambiente.

Attenzione però! Quando parliamo della funzione importante della cultura rurale non intendiamo insegnare un ritorno al passato, ma anzi fare un balzo in avanti nel futuro. Imparare da ciò che è stato, dagli errori che stiamo oggi commettendo affinché l’uomo di domani si approcci in maniera diversa con la terra e la natura. Questo è per noi un nuovo modello di ambientalismo, quello che abbiamo definito l’”Ambientalismo Rurale”, dove l’attore principale, cioè chi deve essere ascoltato per primo sulle questioni ambientali, anche e soprattutto dalle nostre Istituzioni, sia chi vive con e per la terra e non come spesso accade oggi, ne sia completamente avulso.

Quando Famiglie d’Italia ci ha chiesto di collaborare in questo grande progetto di e-commerce che viene oggi presentato, abbiamo subito colto favorevolmente la richiesta. La valorizzazione dei nostri prodotti tipici è cultura ed automaticamente significa salvaguardia dell’ambiente; spiegare al consumatore perché un prodotto diventa DOP od IGP, significa salvaguardare lo stesso consumatore dalle imitazioni.

La valorizzazione del sano e del genuino italiano diventa determinante quindi anche per la nostra economia e le nostre tradizioni, ed è in questo contesto che voglio chiudere il mio intervento presentandovi un’associazione, nostra partner, nata da poco ma che ha già fatto parlare di se in tutta Italia. L’idea è del brillante presidente di questa associazione, Vincenzo Fusco, anch’egli oggi presente qui con noi. Si chiama “Incontri Culturali Culinari tra Regioni”. Di manifestazioni che valorizzano i nostri prodotti tipici ce ne sono ogni anno a centinaia, sempre presi singolarmente. Ebbene, Incontri Culturali Culinari tra Regioni organizza eventi in cui fonde assieme non solo i prodotti tipici ma anche le relative culture di provenienza. Ho partecipato alla prima edizione del marzo scorso, “la Bufala DOP incontra il Radicchio IGP” ovverosia, pensateci, la Campania incontra il Veneto, in cui l’evento culinario ha assunto il significato di unione culturale di due regioni che a volte sembrano profondamente diverse ma che in questa occasione, a tavola, nel luogo conviviale per eccellenza, si uniscono a difesa dei loro prodotti tipici.

Continueremo quindi su questa linea, per una corretta e capillare diffusione della Cultura Rurale a difesa delle nostre eccellenze e per un’Italia che attraverso la sua storia, le sue radici e le sue tradizioni diventi un esempio per tutta Europa.