LA FILOSOFIA DEL CHIOCCOLO

Marco Stagnaro (Mirko)

Nell’analizzare la caccia nel periodo medioevale Paolo Galloni diceva….Nella definizione della caccia aristocratica possiamo individuare due punti di riferimento e di opposta polarità: la guerra e le cacce dei pauperes, gli umili contadini. La prima era il modello a cui ispirarsi, le seconde quelle a cui contrapporsi…..I contadini cacciavano con l’ausilio di reti e trappole male armati e a piedi o armati di un semplice bastone. Il bastone, è attributo tipico dell’uomo selvaggio e mentre il nobile cacciava cavallo e con la spada cervi e cinghiali, i vilipesi contadini si dedicavano alla piccola selvaggina. Si sanciva così la superiorità della caccia nobile rispetto a quella dei villani. In seguito questo concetto andò modificandosi. 

 Prima del chioccolo

Il cercare di attirare gli uccelli imitandone il verso per farli cadere nelle trappole costruite dall’uomo è una pratica che viene da molto lontano, dapprima erano reti e vischio, poi l’avvento della polvere da sparo ci porta ai giorni nostri con le armi da fuoco.

Gli antenati del nostro chioccolo sono certamente i fischietti, gli zufoli.

I ritrovamenti dei primi fischietti risalgono al periodo del Paleolitico, e sono falangi, ulne di animali bucate (non è dato stabilire, così come ci spiegano gli studiosi, per cosa venissero usate) ma è da lì che è cominciato tutto.

Facendo un grande balzo in avanti arriviamo alla fine del Medioevo, e Angelo Poliziano (1459-1494) scriveva "...mi trovo impaniato com'un tordo…o sciagurato ahimè, che ben fù giunto al dolce canto, come l’tordo al fischio…" e al ridosso del 900’ alla voce chioccolo, tra l’altro, riporta una citazione di Umberto Fracchia (1889-1930) I-940 "…dove si fosse nascosto il mio pettirosso non so. Ma presi il mio chioccolo e mi misi a chiamarlo, e poco dopo eccolo spuntare dietro una foglia…

E’ bene prima di parlare di questa Caccia descrivere brevemente cosa sia il chioccolo. Il Dizionario Enciclopedico Italiano (Treccani) alla voce chioccolo cita:" Fischio di latta o di ottone, con cui i cacciatori imitano il chioccolare di alcuni uccelli…"

Il chioccolo rotondo e il modo di usarlo

Per me chiamarlo fischio è molto limitativo. Basti pensare che ha un funzionamento opposto al normale fischietto in cui si soffia e l’aria in modo forzoso sbatte sul labium producendo una nota più o meno acuta. Il chioccolo funziona principalmente per aspirazione se si vuole imitare il verso del merlo e in espirazione se si vuol imitare il fruscio del vento che attira le ghiandaie. Queste sono le principali cose che si possono fare con il chioccolo. Questo è uno strumento che ha del magico, un buon chioccolatore, manipolatore del suono con la sua abilità può riuscire a incuriosire ed attirare diversi animali.

Nella foto qui esposta, ci sono due modelli di chioccoli a fiato: uno è quello "rotondo", probabilmente il più antico (ma il modello è ancora in vendita); l’altro, quello "a pipa", il più classico e il più usato.

  l’evoluzione del chioccolo a fiato in metallo dall’800 ai giorni nostri


IL TERRITORIO DOVE PRATICARE LA CACCIA CON IL CHIOCCOLO


Diciamo subito una cosa: a caccia si va prima…con occhi e cuore…, e son questi che danno le emozioni più grandi, e poi con il fucile.

Per fare un paragone che renda bene l’idea, c’è da considerare che questa caccia è l’opposto di quella alla lepre, svolta invece in spazi aperti e con poca vegetazione.

Uno dei migliori posti dove praticarla è la fitta macchia mediterranea e questa oggi possiamo dire che assomigli ad una selva ….Buttando uno sguardo nel medioevo Galloni dice….Il luogo della caccia era la selva, cioè un mondo sede di resistenze pagane, luogo di perdizione si pensi alla selva oscura di Dante, e c’era un immaginario che connetteva la foresta e la caccia a magiche avventure erotiche con belle signore….eee magari fosse così aggiungo io. Tutto questo sfuggiva al controllo della chiesa che giudicava pagano chi entrava nella selva….in un scritto del 1225 si parla di tre foreste scomunicate in Sassonia….ritorniamo a noi…

Addentrarvisi, anche solo per passeggiare nella macchia è un’emozione unica, e si è avvolti e celati dal bosco, a volte non solo…metaforicamente, perché i rovi (Rubus Idaeus, Linneo 1753) e la salsapariglia (Smilax Aspera, L.), l’aparine (Gallium Aparine, L), tutte piante rampicanti, creano una ragnatela molte volte impenetrabile e munirsi di un paio di cesoie diventa indispensabile.

Nonostante questi inconvenienti, che non ci sono in città, l’ambiente è molto affascinante e ricco di elementi e particolari che un cacciatore attento e curioso non può non notare.

La varietà di alberi e arbusti che producono bacche appetite dagli uccelli creano un arcobaleno che solo Madre Natura può creare.

Pianta principe è sicuramente il corbezzolo (Arbutus Unedo, L.), il mirto (Mirtus Comunis, L) e poi ancora il laurotino (Viburnum Tinus, L), il terebinto (Pistacia Terebintus, L), l’alaterno (Rhamnus Alaternus, L) e così via.

    

 

Nella macchia si percepiscono odori diversi che i frequentatori del posto riescono a distinguere, dalle muffe e alle piante aromatiche; gli stessi suoni e rumori che si odono nella macchia, dal canto degli uccelli, al fruscio del vento, creano suoni particolari come …il chioccolare d’un piccolo ruscello!

Ed infine per chi sa ascoltarlo anche il terreno parla, ci sono le tracce più diverse, da quelle del passaggio d’un temporale, che lascia a terra piccoli rami e foglie verdi, alle impronte di ungulati, di scoiattoli e tassi e pure i "pussotti", piccoli segni lasciati dal merlo quando cerca il cibo.

Tutto questo è "la Caccia con il Chioccolo", ed è per questo che prima scrivevo che a caccia si va prima di tutto con il cuore e gli occhi.

La Caccia con il Chioccolo

Questa caccia io la divido in due filoni fondamentali:

1) sapersi posizionare

2) saper chioccolare

Tutti e due i filoni concorrono al buon carniere giornaliero.

Il cacciatore che la pratica deve essere un profondo conoscitore della miriade di sentieri che insistono sul bosco, e sono quelli che permettono di muoversi e cacciare.

La tecnica consiste nell’individuare il posto posizionarsi, e lì incominciare a chioccolare.

Se dopo tre, quattro minuti non si riceve nessuna risposta ci si sposta in un’altra zona, e così via.

Il cacciatore in questa caccia non usa "mediatori" (gabbie), così come nella caccia al capanno, ed è lui che ha dovuto imparare la lingua del selvatico.

Ed è sempre lui che lo deve incuriosire; qui si instaura un dialogo tra il cacciatore e il selvatico che si cela nella macchia e che lui deve fare uscire allo scoperto, facendogli superare la sua innata diffidenza; chioccolare bene è…un’arte!

Nel 1800 Filippo Pananti in un poemetto didascalico invita i chioccolatori/imitatori oltre a imitare il canto della preda a metterci del suo ……invito molto pertinente che io ho adottato e giro ai nuovi chioccolatori….sperimentate.

I canterelli

Ma tutto il fischio e l’arte imitativa

Non ha di bello mai tanto operato

Quanto voce d’augel verace e viva;

Chi sempre imita, non sarà imitato;

Che copie e copie, cose dozzinali,

Vorrei veder più cose originali.


Gli strumenti e come usarli

I richiami da usare in questa caccia non sono molti, vediamone almeno tre +1 mentre gli altri li rivedremo in seguito.

Non è semplice scrivere come debbano essere usati questi strumenti, comunque io ci provo:

1) il chioccolo -

si colloca tra i denti e si stringe con una lieve pressione. Funzionamento: aspirare a colpi dolci, intervallati da due secondi di pausa, cercando di imitare il classico verso del merlo.

Schema: chiò…chiò…chiò…chiò/chiò e poi ripartire da capo (questa è una delle cadenze classiche e gli ultimi due colpi sono ravvicinati e senza pausa)

2) la civetta -

si colloca tra i denti e si stringe con lieve pressione, qui si soffia invece di aspirare , due o tre soffi a colpi secchi e brevi e uno prolungato, cercando di imitare il verso dell’uccello.

Schema : tuì…tuì…tuì…tuìiiii

Scrive Amedeo Giacomini…..Come le voci a lui d’intorno si faranno più fioche, prendendo il pivuicco, tra gli indici e i pollici delle due mani serrate a pugno, lo recherà alle labbra, e spinta la punta della lingua a chiudere le fessure, tra i denti, ne trarrà, soffiando, un suono lungo e battagliero simile a quello di una civetta quando s’appresta alle notturne sue cacce. (Il pivuicco in questo caso è il richiamo della civetta)

3) il gufo

– si colloca tra i denti e si stringe con una lieve pressione, si soffia nel beccuccio in modo lento e alla fine prolungato, cercando di produrre il tipico verso dell’uccello.

Schema : hoo…hu-huhoo…ooou.

Noi lo chiamiamo impropriamente gufo, ma in realtà quello è il verso dell’allocco. 

Il +1 è il verso stridulo che lo si esegue con bocca e mani


Termino questo breve articolo con una citazione di Mugellesi e Cenci che fa capire molto bene l’atmosfera di questa arte venatoria….si tratta di una caccia romantica, fatta su misura per amanti della solitudine e del contatto più intimo e diretto con la natura.

Il cacciatore diviene infatti parte di questa, ne respira i profumi, ne segue ogni palpito, ogni lontano sussurro.

La dimensione in cui cicaliamo è forse simile a quella che ci è dato assaporare dalla caccia del capanno all’albero secco; con la fondamentale differenza, però, che nella caccia con il chioccolo il dialogo che l’uomo instaura con le sfuggenti creature arboree è diretto, il cacciatore non lascia che siano altri a parlare per lui, non può contare sulla mediazione delle gabbie, non si limita ad un ruolo da passivo ed indiscreto spettatore od ascoltatore di un altrui conversazione; è bensì lui a dover imparare una lingua, anzi, un vitale dialetto ricco di sfumature, di cadenze, di storpiature che lo rendono famigliare e convincente al cospetto delle esigenti orecchie dei selvatici..

La conseguenza di ciò è che la caccia con il chioccolo trae il suo fascino anche nell’essere una disciplina difficile, un rituale per specialisti…..

Spero che queste mie poche righe suscitino in chi legge una piccola emozione. M.S. Mirko