Il rapporto uomo-ambiente

  Ritengo che i tempi siano maturi per avviare un processo di cambiamento relativo alle tematiche ambientali con un coinvolgimento attivo di tutte le parti interessate. Gli agricoltori, in primis, e tutte le “categorie” che vivono la natura come momento di svago o di rapporto “spirituale”, nel pieno rispetto proteso alla giusta e ragionevole conservazione, risultano parti attrici fondamentali di questo processo di cambiamento. In tale contesto, la componente che stride e risulta una voce stonata fuori dal coro è rappresentata da quella parte la cui ideologia poggia su una cultura completamente differente rispetto alla cultura e alle tradizioni di chi lavora la terra con le mani e ne beneficia dei frutti. L’ideologia animalista che intride in tutte le sue parti l’ambientalismo tradizionale italiano è una di quelle voci stonate che deve sicuramente essere ascoltata ma non può venire interpretata come quella che “canta” anche a nome di tutti gli altri “ecologisti”, intesi nell’accezione del termine. In Italia, ambientalismo tradizionale e animalisti, condividono la stessa visione biocentrica individualista della vita in generale. Vi riassumo qui sotto le quattro linee di pensiero occidentale in merito alla questione animale perché solo in questo modo è possibile collocare esattamente le diverse ideologie di appartenenza e comprendere quali siano le cause di fondo che scatenano a volte visioni completamente opposte senza un’apparente spiegazione logica per entrambe le parti:

  1. Specismo
    • E’ la posizione di matrice greco-cristiana per la quale gli animali non sono titolari di diritti e l’uomo ne può usufruire come meglio crede. Gli animali non sono esseri senzienti e non provano affetti. Questo pensiero tradizionale, caratterizzato da un fortissimo antropocentrismo, è stato sempre più abbandonato facendo prevalere il buon senso del periodo Illuminista..
  2. Utilitarismo
    • E’ il pensiero opposto. Condanna lo specismo tanto quanto il razzismo in quanto gli animali provano dolore e piacere. Non è ammesso alcun intervento da parte dell’uomo nei confronti degli animali. E’ la “liberazione animale” di Peter Singer tanto cara a certi gruppi.
  3. Giusnaturalismo
    • Promuove come l’utilitarismo la liberazione animale, appellandosi però al diritto alla vita per un criterio di giustizia. Tom Regan, il paladino di questa linea di pensiero, è un abolizionista radicale di qualsiasi pratica sugli animali.
  4. Etica della responsabilità
    • E’ la cosiddetta terza via che considera gli animali esseri senzienti ma non razionali. Tuttavia deve prevalere sempre il senso di responsabilità dell’uomo nei confronti della salvaguardia dell’ecosistema e, se necessario per l’equilibrio, un certo numero di animali può essere sacrificato. Questo biocentrismo olistico, meno radicale e quindi più ragionevole nelle scelte, è proteso più alla salvaguardia della biodiversità, mettendo in secondo piano le questioni etico-morali della vita animale rappresentata nei due punti precedenti.

Scusandomi per la veloce schematizzazione dei 4 diversi pensieri occidentali sulla questione animale, spero di aver fornito un utile strumento per poter collocare le varie ideologie che spingono questa o quella associazione nelle scelte di carattere ambientale. Io mi sento di appartenere alla quarta linea di pensiero e non posso fare a meno di notare che tutte le scelte delle associazioni ecologiste tradizionali, che a volte suonano illogiche per i rurali, sono dovute proprio all’appartenenza a culture che non possono essere mischiate con le altre. Vie di mezzo in quelle 4 posizioni non ce ne sono pertanto i problemi ambientali o si affrontano con lo spirito proteso alla salvaguardia della biodiversità, decidendo a volte anche per soluzioni che potrebbero sembrare drastiche, oppure con lo spirito tendente alla questione etico-morale della vita dell’animale che per i punti 2) e 3) non ha meno importanza di quella di un uomo.
Togliamoci dalla testa che le associazioni ambientaliste che conosciamo, nate da quella ideologia, la possano pensare in maniera differente….ed io credo sia giusto così!
E’ sufficiente ad esempio sentire le diverse posizioni sui piani per la preservazione degli ungulati in un parco per individuare quale delle quattro ideologie ha influito sulla relativa scelta.
I cacciatori, i pescatori, gli agricoltori e molti altri gruppi ambientalisti che stanno nascendo anche in Italia, appartengono all’”etica della responsabilità” e si troveranno sempre in posizioni di scontro con le associazioni del “no a priori”. Trovare un punto d’incontro significherebbe pensare che uno dei due possa entrare a far parte dell’altra categoria di pensiero…fatto impossibile per questioni culturali e ben radicate nelle coscienze da 20 anni a questa parte.
Io ritengo sia doveroso sentire tutte le diverse componenti interessate, non commettendo appunto l’errore di chiamare in causa solo gli ambientalisti dell’utilitarismo e del giusnaturalismo perché rappresentano solo una parte del vastissimo mondo ecologista. Ci sono importantissimi gruppi ambientalisti in Italia, sempre più numerosi e attivi che a mio avviso possono completare democraticamente questi importanti incontri in modo da portare in discussione anche la voce di tutti quegli italiani che sulle questioni ambientali si riconoscono al punto 4). Abbiamo scritto molto sulla Wilderness Italia per esempio, la cui filosofia rappresenta a mio avviso la più alta forma di conservazione di un’area naturale.

Mi pare corretto dare voce a tutti gli ambientalisti italiani e non solo ad una piccola parte andando appunto a coinvolgere quelle associazioni ecologiste che hanno i numeri rappresentativi (e ci sono) di quella parte di italiani, e sono sempre di più, che si riconoscono in un nuovo modo, responsabile e ragionevole, di pensare e fare ambientalismo.

Massimo Zaratin