L'animalismo in musica

Il prossimo fine settimana toccherà alla Fiera di Vicenza: caccia, pesca, outdoor. La prima domenica utile senza caccia si ripete il rituale di migliaia di appassionati rurali che si riversano in Fiera per scoprire novità, scambiarsi opinioni e conoscere nuovi amici. Il periodo è azzeccato perché per le nostre passioni rurali il mese di febbraio è il meno impegnato. Come ogni anno, la folla composta e serena degli appassionati passerà di stand in stand l’interno della fiera…fuori, come ogni anno, il solito gruppetto di animalisti che grida, urla parolacce, scoppia petardi, accende fumogeni; fanno ormai parte del corredo quasi a ricordarci che oltre la pace del bosco e la serenità delle nostre passioni, c’è anche un mondo urbano che ha bisogno di scaricare in qualche maniera la propria rabbia contro qualcuno. E’ normale, fa parte dell’intimo umano cercare pace e serenità ma se non la si trova nelle faccende che ci competono, essa deve trovare sfogo in qualche altra maniera. La musica degli animalisti dura qualche ora ed abbiamo notato che durante il loro show, più vomitano parole, più si rasserenano, più scaricano una tensione derivante da chissà quali aspetti sociali. Il loro “disco rotto” ricorda molto la musica Rap la cui origine parrebbe provenisse dal Bronx, il ghetto di New York. Come nel rap, gli animalisti usano rime ruvide, violente, vomitate a ripetizione ed il ruolo di questa musica nata nella metà degli anni ’70 era proprio quello di incanalare gli impulsi aggressivi di comunità che vivevano un forte disagio sociale. Nel frattempo che questo disco rap suona la sua musica, in attesa si plachino gli animi e la funzione terapeutica di questo sfogo faccia il suo dovere, all’interno della fiera, quella folla composta e serena, paga di aver trascorso gli ultimi 4 mesi tra boschi, laghi e montagne, si muove al ritmo della natura con le quattro stagioni di Vivaldi.

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Antispecismo, rima con egoismo?

La filosofia è una materia estremamente semplice ma è proprio in questa sua semplicità, mettendo a nudo la realtà delle cose, che può sembrare ai più estremamente complicata.

E’ l’inganno perpetrato dalla nostra mente ai danni della verità che offusca il lavoro della filosofia!

La verità è spesse volte troppo scomoda, difficile da digerire, impossibile in certi casi da accettare nel tentativo di dare un senso alla nostra esistenza in questo universo. Una premessa dovuta che anticipa un assunto dal quale non si scappa, se non appunto attraverso l’inganno mentale, eccolo:

- la vita, affinché rimanga vita, deve distruggere altra vita.

Semplice, lineare, tragicamente reale.

Qualcosa in contrario sulla veridicità di questo assunto? No, non può esserci. E’ così e basta, non l’abbiamo voluta noi questa condizione.

Secondo assunto:

- Tutto è vivo. L’esistenza si manifesta in forma diversa ma quel che è, è!

L’unica cosa che può stravolgere questi due assunti, dandogli un tono diverso per modellarli in una forma digeribile alla nostra coscienza di animali pensanti è l’imposizione ingannevole e truffaldina della nostra bella mente che partorisce bugie. E’ infatti triste e deprimente guardare in faccia questa realtà. La nostra vita, finchè è vita, si ciba di morte e sofferenza altrui e prima o poi toccherà a noi. Saremo cibo ed energia per altra vita.

Soffermiamoci ora un attimo su una parte del secondo assunto: l’esistenza si manifesta in forme diverse.

Non abbiamo elementi e capacità per determinare se quel che è vivo, vivendo, soffra o muoia in maniera diversa rispetto ad un’altra forma vivente. La condizione dell’esistere appartiene a tutti, mondo vegetale compreso, quindi è difficile pensare ci siano forme viventi che se la passano meglio di altre in termini di sofferenza e morte. Apparentemente sbagliato è quindi stilare una sorta di classifica su quel che soffre di più e quel che soffre di meno. A volte addirittura la nostra mente ci inganna pensando sia più corretto spendersi in battaglie per salvare i dolci occhioni di un cerbiatto che lo sporco ed irsuto cinghiale. Questo è l’inganno della mente che aggira la filosofia e fa provare “compassione” per tutto ciò che assomiglia di più alla nostra vita, che ci ricorda la nostra condizione e la nostra sofferenza.

L’antispecismo, per come viene intesso oggi, non può allora essere un vero antispecismo perché non tiene conto di tutto quel che è vivente e stila una sorta di classifica, ponendo ai primi livelli il prodotto dell’inganno della nostra mente: salvaguardare le specie che più ci assomigliano e ci ricordano quel che siamo noi. Egoismo?

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Imporre idee con la violenza

L’altro giorno è stata approvata dal Consiglio Regionale del Veneto la legge che punisce chi cerca di impedire lo svolgimento della legale attività di caccia e di pesca.

Questa sacrosanta legge dovuta in particolare ai molteplici e sempre più frequenti fatti di cronaca che sfociano spesso in violenze fisiche vere e proprie a danno di onesti cittadini che svolgono una loro passione, ha creato discussioni, articoli gonfiati che non riportano la verità, comunicati animal-ambientalisti sui quali c’è da riflettere, e parecchio.

Tralasciando quelli che hanno espresso il loro dissenso nei confronti di questa legge perché, fenomeno dei social, ci si sofferma a qualche titolo e non si legge nei dettagli, assume invece un aspetto preoccupante chi, del "mestiere", non approva una norma che dovrebbe essere invece un assunto basilare di carattere generale ben impresso nella morale della nostra civiltà.

La legge, così come è stata scritta, è chiara! Non ci possono essere dubbi interpretativi sul fatto che chi impedisce volontariamente lo svolgimento di un diritto sancito dalla legge, usa violenza. Non semplice dissenso verbale che esprime una opinione diversa, ma violenza fisica e psicologica perpetrata attraverso provocazioni, fino ad arrivare alle mani.

Tutti si ricorderanno di quel padre che, aggredito da un gruppetto di animalisti, ha difeso il figlioletto che aveva portato a pescare perchè si era messo a piangere. Recente il fatto di cronaca in cui un anziano cacciatore, impegnato tra l’altro in un'opera di ripopolamento di selvaggina, è stato costretto alle cure ospedaliere per la vile aggressione (alle spalle) dei soliti “contestatori”.

Ecco, ci si chiede: perché tollerare la violenza per imporre idee? Chi fa passare questo messaggio è in torto, non può essere seguito ed ascoltato perché ammette che si possa usare violenza contro qualcuno solo perché di idee diverse; una violenza che spesse volte, ricordiamolo, tocca bambini e persone anziane.

Tutti noi abbiamo qualcosa che non condividiamo, è normale, ed è lecito esprimere il dissenso, ma nel pieno rispetto di posizioni differenti, in conformità con i diritti fondamentali dei singoli individui. Se poi parliamo di violenze fisiche, l’atteggiamento tenuto in questi giorni da alcuni gruppi contrari a questa legge sembra addirittura valorizzare l’uso di qualsiasi mezzo per impedire lo svolgimento di un diritto.

La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci, diceva Isaac Asimov.

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BUONE FESTE

La redazione di Filosofia Rurale esprime i più sentiti auguri di buon Natale e buone festività a tutti i lettori.

Il Natale ha sempre rappresentato un momento conviviale importante ed in molte comunità rurali coincide tuttora con i profondi legami dell’uomo con la sua terra. Nella case di campagna in questi giorni si uccide il maiale ed è una gran festa per tutti e lo stesso Natale ha radici nella tradizione romana, quando si festeggiavano i Saturnali, la festa del raccolto che segnava il solstizio d’inverno.

Auguri rurali.


Filosofia rurale si espande

Abbiamo sempre ritenuto fondamentale far conoscere la nostra filosofia di vita e la nostra cultura di appartenenza a chi non ha avuto mai la possibilità di viverla. Solo attraverso la conoscenza è possibile capire, apprezzare, scegliere e frequentare. In questo sito, più di qualche volta abbiamo dato spazio alle opinioni di chi la pensa in maniera diametralmente opposta alla nostra ed abbiamo sempre preferito portare la nostra voce anche ad una sola persona che non conosceva il nostro stile di vita piuttosto che a centinaia di persone che già sanno perché lo vivono come noi. Con questo spirito ci siamo mossi negli ambienti della cultura e della filosofia in generale e ci fa enorme piacere che il sito di riflessioni.it, uno dei più importanti e seguiti in Italia proprio su queste tematiche, abbia pubblicato in “ecoriflessioni” le nostre argomentazioni.

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